

Il messaggio è riconnettere i porti e le città. Con questa idea di fondo si è sviluppato il convegno organizzato dal CNI – Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri – con la collaborazione di Assoporti, del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trieste dal titolo Città e porti: sviluppo, rigenerazione e innovazione. I nostri porti rappresentano dei nodi infrastrutturali strategici per il Paese, basti pensare che di lì transita oltre il 50% del volume delle merci importate ed esportate dall’Italia. Al tempo stesso i porti in genere sono inseriti all’interno di importanti contesti urbani, il che rende determinante il dibattito finalizzato a rendere più efficienti i porti e le aree urbane in cui essi insistono, in una prospettiva di innovazione e rigenerazione degli spazi esistenti.
Due i principi su cui si è lavorato:
– 1 il porto è un nodo logistico incardinato in una area vasta, capace di assolvere alle necessità non solo del sistema urbano in cui è collocato ma del tessuto produttivo di un territorio vasto;
– 2 la pianificazione dell’area portuale non può essere avulsa dalle scelte urbanistiche della città in cui essa si trova.
La prima sessione dei lavori, dal titolo PNRR e sviluppo dei porti è stata coordinata e introdotta da Andrea Ferrante, Presidente della Sezione speciale PNRR del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Nel corso della presentazione degli interventi, Ferrante ha sottolineato come Trieste faccia parte del lotto dei più importanti porti italiani e che è
interessato da attività di recupero di vecchie aree e di sviluppo di nuovi moli da dedicare alle attività commerciali. Nell’illustrare l’attività della Sezione speciale PNRR da lui presieduta, ha riferito che sono stati esaminati progetti per oltre 27 miliardi di euro. Tra i 10 più grandi progetti, due sono relativi ai porti (potenziamento moli di Trieste e la diga Genova). Rodolfo Giampieri (Assoporti) nel corso del suo intervento si è espresso così: “Occorre trovare punti forti di contatto tra porti, città e la popolazione. Ci vuole visione per proporre cose nuove e coraggio per superare gli ostacoli, avendo come obiettivo comune lo sviluppo della comunità. Dobbiamo mettere in campo una strategia unica nazionale, nel rispetto delle realtà locali, per consentire al paese di fronteggiare, come sistema paese, la concorrenza internazionale”.

Nel pomeriggio si è tenuta la seconda sessione dedicata alla rigenerazione nelle città portuali. Il prof Rosario Pavia ha incentrato il suo intervento sull’assunto “L’Italia è il mare”. Passando in rassegna le grandi città portuali italiane, ha sottolineato lo stretto rapporto tra città e porto, a partire dalle diverse strutture portuali che facevano e fanno ancora parte integrante del tessuto urbano. Michele Astone del gruppo di lavoro di Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia, ha proposto un cambio di prospettiva: come appaiono le città guardate dal mare. A sostegno di questa prospettiva ha illustrato alcuni dei progetti più interessanti in corso, tra cui quelli relativi ai porti di Napoli e Taranto.
In seguito, si è svolta una tavola rotonda caratterizzata da un focus sui progetti dei porti di Catania, Taranto e Trieste. A coordinarla Irene Sassetti. Ad illustrare il caso Catania sono stati Paolo La Greca, Vicesindaco di Catania e Presidente del Censu, e Biagio Bisignani, Direttore Direzione urbanistica del Comune di Catania. La Greca ha ripercorso la storia del rapporto di Catania col suo porto: le colate laviche che si sono susseguite nei secoli hanno privato la città del suo porto o comunque ne hanno fortemente ristretto l’area. Con la costruzione della ferrovia costiera, oltre tutto, si è creata una cesura tra città e mare, sollevando il tema della frattura. Tra i diversi progetti che possono ristabilire la relazione tra porto e città, La Greca ha citato quello di Italferr che prevede l’interramento di un tratto dei binari. Bisignani ha ricordato che il nuovo Piano del Porto è stato appena approvato e trasmesso al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ha sottolineato come quello di Catania sia nato come porto peschereccio, mentre ora governa quasi la metà del flusso di traffico per la logistica. Problemi ambientali, urbanistici e di sicurezza ambientale: questi i temi che si
propongono di risolvere i progetti attualmente in essere a Catania. Il porto può diventare il perno centrale per lo sviluppo turistico ed economico della città. Per quanto riguarda Taranto, sono intervenuti Mattia Giorno, Vicesindaco di Taranto, e Laura Cimaglia, dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ionio. Giorno ha sottolineato come il progetto di rigenerazione urbana relativa al waterfront debba essere posto all’interno di un sistema più ampio che preveda, ad esempio, un piano urbanistico che manca da troppi anni, da quando le nostre città erano qualcosa di completamente diverso da oggi. Cimaglia ha illustrato i termini del progetto “Cluster del mar Ionio: Taranto”. Il caso Trieste, infine, è stato illustrato da Giulio Bernetti, Direttore del Dipartimento Territorio Ambiente Lavori Pubblici Patrimonio del Comune di Trieste, ha approfondito una serie di progetti relativi alla sua città, tra cui: rigenerazione in corso dell’area Sacchetta; un mini MOSE per la protezione dall’innalzamento del livello del mare; vasche di espansione per la protezione da eventi atmosferici estremi; recupero della riviera Barcolana. Per quanto riguarda il Porto vecchio, l’accordo di programma prevede: variante urbanistica, aree pubbliche da non alienare, consorzio URSUS che si occupa, tra l’altro, del coordinamento dei vari progetti (parco lineare, viale monumentale, il passaggio libertà, cabinovia metropolitana). L’ultimo intervento è stato quello di Luca Giovanni Zambardieri che ha illustrato RoboGO, un sistema robotico semisommergibile per la manutenzione delle banchine portuali.