Da una ricognizione effettuata dall’Adnkronos emerge che le gare per le concessioni balneari continuano a non decollare. In Italia si calcola che le concessioni siano oltre 26mila di cui più della metà, oltre 15mila, ad uso turistico (secondo una ricerca Nomisma – FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi). Nonostante i richiami ad adeguarsi alle regole dell’Unione Europea per cui Regioni, Province o Comuni facciano le gare con bandi pubblici per a loro assegnazione, la situazione non si sblocca: tanto che per il momento si calcola che siano state solo 26 le procedure partite.
Le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali sono le autorizzazioni rilasciate dagli Enti pubblici ad utilizzare determinate aree per un utilizzo turistico e ricreativo. Spesso queste concessioni sono il frutto di assegnazioni che non sono passate appunto per gara e remunerano l’ente concessionario con canoni estremamente bassi rispetto ai valori in gioco. Al contrario l’apertura al mercato, mettendo l’utilizzo di queste aree a gara potrebbe portare non solo un aumento degli introiti ai proprietari pubblici di questi ambiti ma costringerebbe i concessionari a realizzare investimenti, migliorare i servizi, modernizzare le strutture.
L’attuale staticità sorprende poco visto che il decreto legge del 16 settembre del 2024, il Decreto Salva Infrazioni poi convertito in legge (131/2024), aveva previsto una proroga delle concessioni fino al 30 settembre 2027 mentre devono essere organizzare le gare entro giugno 2027. In pratica non si presenta un’urgenza stringente per gli attuali concessionari. Anche se alcuni Comuni si sono mossi ugualmente come Chioggia, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Camarota o Ginosa. Per Assobalneari, l’associazione che raccoglie le imprese balneari, non c’è da stupirsi per il fatto che siano stati pochi i Comuni ad avviare le procedure per le concessioni balneari. “Si iniziano a vedere – commenta Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari – le holding che partecipano alle gare con proposte di investimento, accaparrandosi le concessioni per poi riproporle al vecchio concessionario in cambio di un importante affitto”. Nel mentre si è aperta anche una riflessione che riguarda le aree costiere protette, una questione che riguarda anche in questo caso le concessioni demaniali.